Donna o Femmina?

donna o femmina

<<Mamma, ciao! Sono io.
Senti, oggi sei in giro?
Ok. Allora passa da me, tra poco sarò a casa>>.

Mamma.
Il primo contatto con il mondo. Il primo con il mondo femminile.
La mia nemica. Il mio rifugio.
Ogni giorno una battaglia. Una lotta.
E sempre lei davanti a me.
Lei, insieme alle altre donne della mia famiglia, a farmi da contorno e al contempo da confronto. Uno specchio inclemente. Una cinta di protezione quanto un insormontabile ostacolo.

La mia è una famiglia ad alta concentrazione di donne.
Ovviamente qualche uomo ne fa parte – altrimenti non si spiegherebbe la continuazione della specie – ma sono pochi: una sorta di bravehart [1] domestici.
Saranno stati i tempi o forse l’indole di mia madre, e della sua prima di lei, ma la mia educazione è stata improntata sulla totale e completa autosufficienza.
Essere una donna indipendente in tutto, capace e autonoma.
Bella roba! Ma cosa vuol dire in realtà?

Ho impiegato tempo per capirci qualcosa. Anni per farmi un’opinione personale.

Una delle prime nozioni che ho appreso è la sostanziale differenza tra i termini “donna” e “Donna”.
Se della prima si cerca la definizione nel dizionario, la si trova subito. Della seconda, invece non viene riportato nulla.
La Donna, con la lettera maiuscola, è un termine che ho imparato a conoscere grazie all’esperienza e all’uso che se ne fa in ambito sociale.
Ho compreso ben presto che si tratta di una parola comunemente utilizzata per definire una donna con attitudini e capacità personali di indubbio valore dai più condiviso e riconosciuto.
Se poi si desidera enfatizzare, ecco che si sente esclamare:
<<Una gran Donna! Eh sì! Proprio una Donna con le palle!>>.
Donne così capaci e degne di stima da avere persino gli attributi. Esseri talmente eccezionali da diventare – quasi – uomini.

Interessante, vero?
Chissà chi avrà creato per primo questa specie di figura mitologica? E soprattutto, perché?
Io un’idea l’avrei. Magari di questo chiacchiereremo in un’altra occasione.
Sai cosa c’è di ancora più curioso?
Che le donne stesse utilizzano questa definizione.
Fa riflettere vero?

E così, con attributi maschili posticci appuntati come medaglie al valore, esse affrontano le prove della vita.
Educate a cavarsela da sole ad ogni costo o, più semplicemente, indotte dalle vicissitudini della propria esistenza ad assumerne il controllo.
Sono talmente abituate a provvedere a se stesse, o convinte di doverlo fare anche quando c’è qualcuno accanto a loro, che imperterrite procedono come caterpillar nel funambolesco tentativo di tenere in equilibrio la vita privata e quella pubblica.
Uno snervante atto di giocoleria tra le mille parti che si sentono obbligate a interpretare. Ruoli che, se non sono gettati loro addosso dall’educazione o dalla società, sempre più spesso si auto attribuiscono.

Intendiamoci: stimo immensamente queste donne e comprendo perfettamente i meccanismi psicologici ed emotivi che le imbrigliano in tali vortici.
Io stessa per anni ho fatto parte attiva del club “No, grazie! Faccio da sola! Non ho bisogno di aiuto!” e ogni tanto rischio ancora di rinnovare la tessera associativa.

Allora qual è il punto?

E’ che può esserci un modo diverso di vivere la condizione femminile, perlomeno è la mia convinzione.

La donna stessa ormai si è dimenticata di quella che è la sua primordiale essenza. Non ricorda che prima di tutto è Femmina.

Immagino a cosa stai pensando. Totò e la malafemmina ti sono immediatamente venuti alla mente, vero?
Comprensibile. Il più delle volte questo termine rievoca immagini negative.
A esso si associa la capacità del genere femminile di manipolare subdolamente un uomo, di farlo proprio per cupidigia.
E’ un retaggio culturale che vede la femmina ammaliatrice, strega, che con l’inganno irretisce il malcapitato e, come una famelica mantide religiosa, lo consuma.

Dal mio punto di vista, Femmina ha un valore molto più profondo. Oserei dire: regale!
Una sola parola che riassume l’intera evoluzione del genere femminile, dalla sua comparsa su questa terra fino ai giorni nostri, e che raccoglie in sé tutta la complessità e la bellezza del genere.

In un solo istante rievoca la sua natura ancestrale, la pura essenza.
In un battito di ciglia riconduce alla madre Terra, ai cicli lunari, alla procreazione, alla fertilità che dà vita.
Un universo fatto di magia, di rotondità, di calore e pienezza dove la sensualità è indossata con eleganza. La sessualità un abito portato liberamente, con gusto e senza sfoggio.
Un’armonica danza tra dolcezza e forza, sensibilità e risolutezza, tra il fuoco della passione e la calma della ragione.
Un mondo dove i cavalli imbizzarriti del dubbio e del rimuginare sono stati domati; dove l’autosufficienza si allea con la capacità di chiedere e accettare aiuto: perché non vi è più nulla da dimostrare. Semplicemente si è.
Consapevolezza, discernimento e capacità di scelta: i compagni fedeli.
Comprensione e condivisione: le valorose paladine.
Amore e rispetto di sé: i cavalieri senza macchia.

Mi rendo conto che tutto questo è molto lontano da quanto è insegnato e trasmesso al genere femminile, ma è altrettanto vero che la nostra forza viene da lì. Entrare in contatto con la parte più autentica di noi stesse non ci rende deboli, al contrario, ci rafforza e ci consente di muoverci nel mondo con equilibrio e dignità, senza temere di vivere liberamente l’essere Femmina, ciascuna nella propria unicità.

[1] Bravehart: cuore impavido.

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