Johnson County War

Johnson County War

Lo stato del Wyoming affascina per i grandi paesaggi, la natura incontaminata, le bellezze naturali, la flora e la fauna selvatica e per il calore dei suoi abitanti: i Wyomingties.

Queste persone sono tanto ospitali, calorose, socievoli e solidali quanto  avverse all’apparato statale e a tutto quello che riguarda la politica del governo centrale.
Un curioso aneddoto cita: “non vorrai mai sentire nulla da Cheyenne(1) a meno che non sia per dirti che c’è un assegno in arrivo”.

La causa di questa sfiducia è da ricercare nella protezione che il governo degli Stati Uniti ha offerto all’associazione degli allevatori durante il conflitto tenutosi contro i piccoli proprietari alla fine dell’800: la Johnson County War.

La contea di Johnson era una pacifica e poco popolata contea di allevatori ai piedi delle montagne Bighorn, dove la più vicina città era la prosperosa Buffalo. 

Alla fine del 1800 l’attività di allevamento era in forte espansione in tutto il Wyoming, poichè i piccoli allevatori si erano presto resi conto che i pascoli avevano le caratteristiche ideali per far crescere mandrie sane.

I ricchi uomini d’affari intuirono la forte espansione economica e iniziarono a comprare grandi ranch, in vista dell’arrivo della ferrovia e di lauti guadagni. Tuttavia, la visione gestionale ed economica delle attività da parte di uomini di città era ben diversa dalla realtà della vita nei territori aperti. 

Mentre la maggior parte dell’ovest veniva colonizzato, il Wyoming era ancora considerato un’area libera aperta al pascolo. I bovini e i vitelli randagi o orfani venivano marchiati per l’identificazione ma questo succedeva generalmente prima del round-up di fine stagione.
I diritti sull’acqua appartenevano a chiunque si stabilisse per primo su quella terra e i confini erano generalmente rispettati dagli allevatori. Tutto si svolgeva in un clima di sostanziale fiducia reciproca. 

I Big Cattle – così venivano chiamati i ricchi proprietari di città – interpretavano questa cooperazione come concorrenza, perdita di profitti o addirittura furto di bestiame: crimine punito anche con l’impiccagione ma essendo difficile da dimostrare costituiva un grosso problema. 

I rustlers(2) – ladri di bovini – erano solitamente fuorilegge che arrivavano da altri stati e non allevatori onesti che cercavano di costruirsi un futuro. Il clima di cooperazione che c’era stato fino ad allora cambiò brutalmente tra l’inverno del 1886 e l’estate del 1887. Mesi di gelo e il successivo secco estivo causarono una moria di bovini e il crollo dell’industria dello stato.

Il governo intervenne emanando il Maverick Act con il quale autorizzava l’associazione degli allevatori ad appropriarsi di tutti i capi non identificati. 

Le associazioni, sfruttando questa norma, cominciarono ad accusare i piccoli allevatori di furto e proseguirono con una campagna di persecuzione: prima vietando ai piccoli di partecipare ai round-up annuali dove potevano ritirare i loro capi per marchiarli, poi bruciando proprietà e costringendo i coloni ad abbandonare le loro terre. 

Una dei casi più brutali fu quello che portò all’impiccagione di Ella Watson: venne linciata insieme al marito nel 1889 (prima donna impiccata per legge in America) dopo essere stata falsamente accusata di furto.

La tensione raggiunse l’apice nella primavera del 1892. Gli allevatori locali formarono la Northern Wyoming Farmers and Stock Growers’ Association (NWFSGA) per contrastare la Wyoming Stock Growers association con sede a Cheyenne che decise così di assoldare dei pistoleri per eliminare i leader locali.

Ella Watson

Le ostilità da parte di entrambi i gruppi portarono all’assalto del TA Ranch dove gli invasori – così venivano chiamati i pistoleri della WSGA – furono costretti a rifugiarsi dalla furia di oltre quattrocento allevatori locali e funzionari delle forze dell’ordine locali.

Le scorribande videro diversi morti e solo dopo due giorni venne contattato il governatore del Wyoming, Barber, che chiese aiuto al presidente Benjamin Harrison. Venne inviata la cavalleria americana che arrestò gli invasori e mise sotto accusa la WGSA. Ma la forza economica e l’influenza politica della ricca associazione permise il rilascio su cauzione dei pistoleri e la caduta delle accuse ai ricchi proprietari.

I pistoleri dell’associazione arrestati dalla cavalleria

La guerra della contea di Johnson e le sue conseguenze furono un vero schiaffo per  i piccoli allevatori; il fatto che il presidente degli Stati Uniti  avesse ordinato la libertà di una folla di assassini fu qualcosa  di assolutamente ingiusto.

L’eredità è ancora molto sentita negli atteggiamenti degli allevatori di oggi e trova riscontro nella letteratura, nella filmografia e nella musica:

Johnson County War - wyoming range war
Uno dei tanti libri che raccontano la storia della guerra di contea

Banditti of the Plains, scritto nel 1894 da Asa Mercer quale testimone, è il primo documento esistente. Il libro è stato ostacolato per molti anni dalla WSGA, che ha sequestrato e distrutto tutte le copie in vendita tranne la prima stampa.

Il film del 1953 The Redhead from Wyoming, con Maureen O’Hara, richiama circostanze riconducibili a quei fatti.

Film come Heaven’s Gate (1980) e The Johnson County War (film per la TV, 2002) hanno dipinto i ricchi allevatori come i cattivi.
Il primo racconta una storia d’amore drammatica liberamente tratta dagli eventi storici; il secondo era basato sul romanzo del 1957 Riders of Judgment.

Chris LeDoux nella canzone Johnson County War dell’album del 1989 Powder River include riferimenti all’incendio del KC Ranch, alla cattura degli uomini della WSGA, all’intervento della Cavalleria degli Stati Uniti e al rilascio degli allevatori e dei pistoleri.

Note:
(1) Cheyenne essendo la capitale del Wyoming rappresenta il polo governativo dello Stato. 
(2) Rustler: da to rust (frusciare). Indica i ladri di bestiame che imperversavano nei pascoli liberi ed erano solitamente fuorilegge nomadi in cerca di espedienti per sopravvivere dopo la guerra civile.