The Livestock Exchange
La mattina si presenta con un sole pallido non molto caldo, bassa pressione e un vento incostante che a tratti diventa violento. Le poche nuvole presenti sono sottili e lunghe, quasi spalmate lungo il cielo. L’atmosfera che circonda quest’inizio giornata non è di quelle che ci si augurerebbe per un momento così importante come quello della vendita al mercato. Giunti a pascolo dopo un piccolo sonnellino nel backseat (sedile posteriore) del nostro Dodge, recuperiamo il bestiame senza troppa fretta e con un fare un pò svogliato.
Non c’è la solita eccitazione nell’aria; nessuno fa parola più dello stretto necessario.
Siamo apatici, annoiati e anche un po’ nervosi per colpa di questo vento che ogni tanto svanisce ma dopo un attimo torna a farsi sentire più fastidioso che mai.
Calo bene la tesa del mio cappello sulla fronte e alzo il bavero del giubbotto, mi infilo nel corral e aiuto a separare i manzi dalle manze e dalle vacche. Subito dopo lascio al capo l’onere di scegliere quali capi spedire al mercato; perciò mi posiziono davanti al gate di un altro recinto per far passare solo le bestie che lui mi indicherà. E’ un lavoro di coordinazione e complicità che si fa al ritmo della naturale velocità del bestiame mantenendo la massima tranquillità e senza fare movimenti improvvisi che lo spaventerebbero .
Il vento infuria per qualche minuto e alza un polverone spaventoso che ci acceca e innervosisce i pochi capi già divisi; si girano su loro stessi, mi puntano, cercano un varco tra me e il gate e in un momento di disattenzione mi sfilano attraverso; mi giro di schiena come per evitarli e l’ultimo in arrivo mi passa con un sidekick (sgroppata laterale) che mi fa volare per terra. Meno male che mi ha mancato!!! Meno male che non c’è troppo sterco in giro!!!
Tutto da rifare! Aspettiamo qualche minuto che il vento si calmi e più determinati di prima ci affrettiamo a scegliere e dividere il bestiame mentre il camion del trasporto fa manovra alla loading chute (gabbia di carico).
Il vento non ci dà tregua e innervosce pure i manzi che di salire sul camion non ne vogliono sapere!
Mi infilo nella chute dall’alto per spingerli dentro e seguo il primo gruppo di una decina fino alla prima gabbia dentro il rimorchio. Dall’altra parte Kevin , l’autista, mi grida un “good job” pieno di gratitudine agitando i suoi pollici rivolti verso l’alto.
Pronti a partire alla volta del “Belle Fourche Livestock Exchange”!
Finalmente, solo ora , all’interno dell’abitacolo del pick-up, senza neanche la radio in sottofondo, ritroviamo quella pace, quel silenzio, quella serenità che il fruscio del vento ci aveva rubato.
Il Livestock Exchange, a Belle Fourche in Sud Dakota, è il mercato del bestiame, il luogo dove molti allevatori della zona portano i propri capi alla vendita e dove altri vengono per comprare.
E’ un luogo storico; una delle più antiche COWTOWN del nord degli Stati Uniti attraversata dalla Northern & Eastern railroad , la prima ferrovia che effettuava servizio dall’ovest ai mercati dell’est per il trasporto del bestiame.
Inoltre, è stata riferimento cinematografico per il regista Mark Rydell che nel 1972 immortalò il mitico John Waine nella pellicola “ I COWBOYS” (la storia narra le vicissitudini del vecchio Wil Andersen durante il cattle drive al mercato del bestiame di Belle Fourche. Abbandonato dai suoi cowboys esperti, in cerca di fortuna durante la corsa all’oro, è costretto a reclutare 14 ragazzini dalla scuola del paese).
Al mercato la contrattazione viene effettuata all’asta e il bestiame viene valutato nella condizione in cui si trova ( peso, fattezza,e misura). Gli acquirenti decidono quanto offrire in base al loro proprio giudizio ed alla valutazione delle prospettive future riguardanti il lotto .
C’è anche la vendita per contratto dove ci si accorda per l’acquisto/vendita di un certo numero di capi che entro una data stabilita devono raggiungere un determinato peso totale.
Accade qualche volta che due compratori durante l’asta siano interessati allo stesso lotto di vendita.
Per non alzare eccessivamente il prezzo, con continui rialzi, i due si accordano in modo che il primo acquisti all’asta e contratti direttamente lo stesso bestiame al secondo per una data successiva.
Attraversiamo le rotaie e parcheggiamo sul fianco dei feedlot (recinti d’attesa); il cielo si fa cupo e il grigiore della legna dei recinti invecchiati dal tempo, dal sole, dal vento e dalla pioggia contrasta i nuvoloni viola che si affacciano sull’orizzonte. Saliamo sulla passatoia sospesa in mezzo ai corrals per controllare lo stato del nostro bestiame dopo il viaggio e la numerazione dei feedlot dove viene collocato, dopodiché ci avviamo verso l’arena dove si effettua l’asta.
La prima cosa che salta all’occhio è la netta distinzione di persone presenti: alcune vestite di tutto punto con stivali puliti, pantaloni, camicia bianca sotto la giacca o il giubbotto e cappello 100x beaver; mentre altre più grezze, attrezzate di tutto punto per il lavoro col bestiame: Chinks, stivali da lavoro con speroni e cappelli dalle forme più eccentriche che , data l’età, devono aver visto l’ultima guerra di indipendenza!! Da questo si capisce chi sono i compratori e i venditori.
I nostri capi entrano in arena e il battitore fornisce al microfono alcune informazioni generali sul venditore (solitamente fa un piccolo elogio introduttivo sulle qualità di allevatore ), dopodiché formalizza il prezzo base di partenza che viene espresso in centinaia di dollari per pound (si parte comunque da un prezzo indicativo dettato dalle contrattazioni di mercato delle settimane precedenti) mentre sullo schermo viene evidenziato il numero dei capi in vendita, il peso totale e il peso medio di ognuno.
La vendita riscuote un discreto successo considerato il prezzo base di partenza che è stato di 110 dollari e noi ne abbiamo incassati 116,25 per le heifers (manzette) e 115,75 per gli steers (manzi castrati).
Il proprietario rimane a prendere i complimenti di concorrenti e amici, mentre io intravedendo una faccia conosciuta mi dileguo dalla folla ed esco nei feedlot dove , come avevo pensato, trovo una vecchia conoscenza con la quale, molto tempo prima, avevo avuto occasione di lavorare: Sanford Deal.
Sanford è un bullfigther di professione che ha incominciato a lavorare qui mentre ora continua nei fine settimana a fare rodei. Con il suo solito modo schietto a denti stretti ( quei pochi rimasti!!) mi saluta e scherzosamente mi arruola per dargli una mano a sistemare nei corral il nostro bestiame appena venduto.
Lo prendo sul serio e monto sul suo giovane appalosa che, come al solito, cerca di vendermi mentre lui va a dirigere i gate (le porte dei recinti) ; il tempo passa e non mi accorgo di aver speso più di un’ora a scorrazzare a cavallo tra corridoi e manzi. Il sole sta tramontando a ovest, la luce del giorno si fa più tenue. Il Capo mi cerca , l’ora è tarda e appena mi trova fa una smorfia di rassegnazione: “always the same…..get your ass in the pick-up!! It’s time to go!”(sempre lo stesso…metti il culo sul pick-up!! È tempo di andare!)
Giornata piena…adesso it’s time for party!!!! ( è tempo di far festa).